Questo manifesto contiene le lezioni che abbiamo estratto dalla seconda edizione di
Area – Festival internazionale dei beni comuni, promosso dal Comune di Chieri. Il tema al centro di questa edizione è stato la rigenerazione urbana. A partire dalle questioni emerse nei tre giorni di dibattito, abbiamo tratto 6 indicazioni che intendono parlare agli attori che si occupano di rigenerazione urbana: amministratori pubblici, esperti, city maker, abilitatori. Sono indicazioni di policy e orientamenti di metodo: provano a dire cosa sarebbe opportuno fare per promuovere politiche di rigenerazione urbana, i punti di attenzione da tenere presente, le strategie di intervento da assumere. Confidiamo possano essere un contributo utile alla discussione in corso sull’agenda urbana. Sollecitiamo a discuterlo, integrarlo, correggerlo.
Fenomeni di innovazione stanno ridefinendo il confine tra sfera dell’economia e sfera della società. Abbiamo imprese che producono valore sociale e associazioni impegnate in attività economiche.
La natura giuridica dei soggetti non è rilevante per definire la loro missione. Per i segnali di futuro, il cambiamento non è un effetto sotto-prodotto, ma rappresenta la posta in gioco e la misura di efficacia della propria mobilitazione: «io sono il cambiamento che produco».
Ciò che è rilevante, in termini di politiche pubbliche, è l’impatto generato, di cui occorre valutare gli output, i risultati e gli impatti.
Secondo Mario Calderini, «nelle aree di rigenerazione urbana il valore fisico degli asset è nullo; il valore degli stessi andrà valutato sulla base della densità di progettualità̀ e di imprenditorialità sociale che si esprimerà all’interno ed intorno ad essi».
Si collocano, le pratiche di innovazione sociale, nello spazio tra stato e mercato. Riprendono esperienze di mutualismo e cooperazione, che sono nella tradizione italiana. Mettono in tensione questo spazio per coltivarvi beni comuni e promuovono sperimentazioni avanzate sul dilemma democrazia-mercato.
INNOVARE PER INCLUDERE
Annibale D’Elia
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NEW URBAN BODY
Giordana Ferri e Andrea Bocco
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Come imposto dalla nostra tradizione normodipendente, le pratiche di gestione dei beni comuni sono state inevitabilmente normate.
Ricondotte ad atto amministrativo, hanno visto ridursi il loro potenziale di innovazione per diventare esercizio di partecipazione di cittadini attivi, spesso dotati di elevato capitale relazionale in ambienti con cospicuo capitale sociale circolante.
Oggi siamo di fronte alla necessità di un ripensamento di queste pratiche, su più piani. Sul piano concettuale, lungo l’asse beni di club > beni pubblici. La questione che molte pratiche di questa natura pongono è relativa alla produzione di beni a vantaggio di comunità che condividono valori di riferimento e si riconoscono in pratiche comuni. Sul secondo piano, quello che riguarda il governo locale, la pubblicizzazione dei commons sollecita una riflessione sulla natura dell’azione pubblica.
Occorre lavorare sul confine tra domini diversi e sfidarli. Ad esempio, cosa connota come pubblico un servizio? La natura (pubblica) del soggetto che lo eroga, o l’impatto che genera, in termini di utilità pubblica?
Come riconoscere le energie sociali? Sono quelle che emergono da lunghi processi di analisi e mappatura, o possono essere intercettate offrendo sistemi di opportunità e utilizzando il progetto come indagine? Come trasferire competenze? Insegnando, co-creando, lavorando sulla coppia formazione e presa di parola pubblica?
COSTRUIRE COMPETENZE PER LA RIGENERAZIONE URBANA
Linda Di Pietro, Matteo Bartolomeo e Ilda Curti
Chi sono gli innovatori? A quale profilo corrispondono? Sono persone valenti, che confezionano progetti sofisticati. Sono progettisti colti e le loro opere portano il segno del forte investimento creativo espresso dai promotori, della ricerca di sperimentalità e della carica di passione che li muove.
Sono sempre, in senso proprio, imprenditori, perché sono progettisti e maker insieme e il maker è l’attore che segue l’intero processo decisionale, dal design iniziale alla sua implementazione e gestione.
Le prove di innovazione sono ormai numerosissime; i cantieri, migliaia. La domanda è: come interpretare e (soprattutto) cosa farsene, nel disegno delle politiche urbane, di questa tensione verso la comunità?
In alcune iniziative di sviluppo locale e rigenerazione urbana, è possibile scorgere una sponda istituzionale alla costituzione del noi. In tali casi infatti l’azione pubblica diviene riconoscimento delle energie sociali presenti nelle città e supporto alla loro emersione e consolidamento. Le pratiche degli invisibili sono “progetti impliciti” da abilitare.
INFRASTRUTTURE PUBBLICHE COME BENI COMUNI
Fabio Degani, Tommaso Goisis e Manuela Olia
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INNOVAZIONE E MARGINALITÀ SOCIALE
Giovanni Laino
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a cura di
foto e video di Leonardo Brogioni
podcast a cura di Angelo Miotto
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